Le persone che varcano per la prima volta la soglia del mio studio spesso sono spaventate, intimorite, incerte o disorientate.
In realtà la soglia più dura da varcare non è la stanza della terapia ma quella della propria interiorità.
Si ha illusione di parlare al terapeuta ma in realtà si sta parlando a se stessi ed è proprio questo il passo più difficile da fare, aprire l’antro della propria coscienza.
Si è abituati ad avere un’immagine di sé piuttosto coerente, stabile, ci si sente spesso “nel giusto” e si tende a dare agli altri questo tipo di immagine.
Ma come un castello di carte di fronte al terapeuta tutto questo crolla, in realtà sta crollando di fronte a stessi e intimamente si era al corrente di correre questo rischio.
Ed è proprio il rischio che apre le porte al cambiamento e di conseguenza alla guarigione che altro non è che un movimento spontaneo ed auto-organizzativo che il nostro sistema corpomente possiede naturalmente se messo nelle giuste condizioni.
E quali sono queste “giuste condizioni”?
La prima su tutte si chiama disponibilità interiore e porta con sé il rischio, ma anche la ricerca di verità, e insieme con essa la consapevolezza.
Sulla scorta di queste riflessioni ringrazio tutte le persone che con uno slancio di coraggio e desiderio autentico di evoluzione hanno superato la soglia della paura e hanno scelto di intraprendere un percorso di lavoro su se stessi affrontando gioie e dolori che tutto questo comporta.
Qualcuno diceva “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”*, e se pensiamo che ognuno porta in sé un micromondo, allora le rivoluzioni interiori possono davvero cambiare una civiltà.
*Mahatma Gandhi
Dott.ssa Maria Grazia Guglielmucci